Molte persone, in particolare con l’avanzare dell’età lamentano un cambiamento della qualità e della durata del proprio sonno. Nelle donne, ad esempio, il periodo del climaterio è spesso preceduto e caratterizzato da un sonno disturbato e interrotto.
A volte i disturbi del sonno possono essere la spia di malattie neurologiche, di patologie tiroidee, di disturbi dell’umore come depressione e ansia, di apnee notturne o di problematiche come la sindrome delle gambe senza riposo. Ma anche i disturbi gastrici, l’asma bronchiale, le allergie alimentari, l’ipertensione arteriosa, lo scompenso cardiaco, i dolori di tipo artritico o nevralgico possono compromettere la qualità e la durata del sonno.
L’abuso di caffè, alcool, e cibi pesanti prima di coricarsi, la pratica sportiva effettuata nelle ore del tardo pomeriggio, e l’utilizzo di tablet, computer o telefoni cellulari nelle ore serali, rappresentano altre cause legate ai disturbi del sonno.
L’insonnia è il disturbo più frequente e, a seconda del modo di presentarsi, può essere definita: insonnia iniziale se la difficoltà risiede nell’addormentamento, insonnia intermittente se vi sono risvegli frequenti o insonnia terminale se caratterizzata da risveglio precoce e incapacità a riprendere sonno. L’insonnia caratterizzata dalla fatica ad addormentarsi si associa prevalentemente ad una condizione di ansia, mentre le persone che lamentano risvegli nelle prime ore del mattino spesso manifestano un disturbo di natura depressiva.
Inoltre l’insonnia può essere transitoria se dura meno di un mese o cronica se si prolunga per più tempo.
Le ore di sonno non valgono per tutti in maniera omogenea. Vi sono persone che necessitano di dormire otto o nove ore, così come altre a cui sono sufficienti cinque o sei ore.
Il sonno ha un effetto ristoratore, e per questo la mancanza dello stesso provoca torpore, stanchezza e ridotta prontezza dell’attività mentale.
La teoria è che durante il sonno, il cervello provveda alla sua pulizia, necessaria per il mantenimento della sua corretta funzionalità, eliminando i prodotti di scarto che si sono formati durante il giorno.
Purtroppo le alterazioni prolungate del sonno finiscono per compromettere la qualità dello stato di veglia con sintomi di irrequietezza, stanchezza, apatia, ansia, disturbi della concentrazione e della memoria con ripercussioni sull’attività lavorativa e sulla vita familiare.
Per combattere queste condizioni bisognerebbe modificare le eventuali abitudini scorrette, fra le quali ricordiamo: vedere la TV in camera da letto, coricarsi subito dopo cena o dopo aver consumato sostanze nervine o alcol.
È importante impostare una routine che preveda: andare a dormire sempre alla stessa ora, possibilmente anche nel week-end, finché non si ristabilisce un corretto ritmo sonno-veglia; praticare attività sportiva lontano dal tardo pomeriggio e, possibilmente, all’aria aperta e alla luce del sole.
Qualora queste modifiche non fossero sufficienti è consigliabile ricorrere a rimedi erboristici, come Valeriana, Camomilla, Melissa, Passiflora, Escolzia, Tiglio, Fiori d’Arancio e, nell’adulto, si può associare a questi estratti vegetali anche la Melatonina, un ormone, secreto dalla ghiandola pineale, che regola il ciclo “sonno-veglia”.
In alcuni casi, qualora il medico lo ritenesse opportuno si può incrementare il dosaggio di Melatonina da assumere giornalmente.
Un vecchio rimedio della nonna, sempre valido, è quello di bere un bicchiere di latte caldo prima di coricarsi per aumentare i livelli di Triptofano, o una tisana a Tiglio e Melissa per la loro azione miorilassante.
È bene rimandare il più possibile il ricorso all’utilizzo di sostanze ad azione ansiolitica o di antidepressivi, che saranno eventualmente prescritte dallo specialista dopo una visita accurata e solo nel caso in cui le terapie su base naturale non siano riuscite a ristabilire un buon sonno.
A cura della Dott.ssa Nicoletta Cataldi, Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione